Introduzione

Giorgio Assumma
Presidente della Siae dal 2005 al 2010

Racconti dal carcere nasce come concorso letterario ed ora è anche un libro. Quale migliore coronamento per le aspettative di tutti coloro che vi hanno partecipato?
Partiamo dal premio, il cui titolo esatto è Goliarda Sapienza, Racconti dal carcere. Antonella Ferrera, che ne è l’ideatrice, l’ha voluto dedicare alla scrittrice siciliana che si trovò per un incidente di percorso ad essere reclusa nel carcere romano di Rebibbia. E proprio dal soggiorno dietro le sbarre, scaturì un libro, L’Università di Rebibbia, e la sua successiva pubblicazione.
Quel libro ha qualcosa di speciale. Quel qualcosa che non deriva da una normale inchiesta, ma da un’esperienza umana vissuta.
Quando alla Società Italiana degli Autori e degli Editori, che ho avuto l’onore di presiedere, è stato proposto di appoggiare l’iniziativa, l’ho fatto con entusiasmo. Se è vero che lo scopo istituzionale di SIAE è di tutelare il diritto d’autore e di promuovere la diffusione delle opere dell’ingegno, ha per questo il dovere di assecondare iniziative tese a stimolare la creatività anche di coloro che per la loro condizione più difficilmente hanno accesso al circuito della produzione intellettuale.
La storia ci ha consegnato molteplici esempi di come la pulsione ideativa si sia sviluppata su stati di sconforto, di sofferenza morale, di solitudine. E il fenomeno della creazione di opere nelle carceri, oltre a quello già citato di Goliarda Sapienza, non è un fatto nuovo nella letteratura, dal De Profundis di Oscar Wilde, a Le mie prigioni di Silvio Pellico, dalle Lettere dal carcere di Gramsci ad Arcipelago Gulag di Solzenicyn.
Il concorso letterario Racconti dal carcere avvicina il mondo letterario a quanti scontano una condanna e consente ai detenuti finalisti - che attraverso la scrittura hanno esplorato la loro esistenza - di avere come tutor d’eccezione scrittori affermati. E il libro, questo libro, è la massima espressione dell’impegno di queste inedite coppie di autori.
Al momento di andare in stampa, non sono ancora stati proclamati i vincitori, ma questa opera che raccoglie i loro scritti, rappresenta di certo il più grande successo per tutti loro. Scrivere del male commesso, non cancella quel male, ma può rappresentare il punto di partenza di un possibile riscatto.
Mi piace chiudere prendendo in prestito ciò che ha detto Dacia Maraini, madrina del Premio:

“Coloro che hanno sempre creduto nella legge dell’azione, quando si trovano chiusi e privati della libertà, si accorgono che l’azione scompare e viene fuori qualcosa che non avevano mai preso in considerazione: il tempo, il pensiero, la riflessione. Vediamo allora che la scrittura diventa come quella farfalla che spesso hanno tatuata: la loro forza”.

Promotori

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