VOLETE SAPERE CHI SONO IO?
Racconti dal carcere

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri Viale Mazzini, 14 - 00195 Roma / Tutti i diritti riservati

Il viaggio
di Carmela Macrì

3° classificato
per la migliore storia e per la più intensa riflessione interiore

(…)
Mio Dio papà, sapessi quante lacrime non ti ho raccontato! Questi sei metri quadri mi hanno vista imprecare, ballare, cantare a squarciagola e piangere.
Mi hanno vista accendere una sigaretta dopo l’altra con la gola graffiata dalle urla che squarciavano il silenzio dell’estate.
Ho maledetto il tuo nome, preso a calci il blindato, e quando i piedi nudi mi facevano male, ho picchiato i pugni, e poi le mani, ed erano gonfie e rosse. E ho usato il bicchiere, il piatto, la caraffa, il pane per aprire quella porta... ma poi sono scivolata con la schiena sul ferro rovente e gelido, lentamente, e non c’era più niente davanti a me. Un pezzo di cielo entrava dalle grate e mi raccontava che fuori era giugno, e gli uccelli cantavano, ma non potevo sentirli, c’erano solo dei corvi neri, quelli che t’immagini in una foresta buia e umida, in inverno. Invece era giugno, e il sole splendeva davvero, ma io non potevo vederlo.
(…)
È inverno, ha nevicato tutta la notte, la città è avvolta da un candore ancora immacolato. Guardo i fiocchi venire giù, leggeri, morbidi, e mi avvolge una strana sensazione di pace.
Tony è morto. Si è suicidato tre settimane fa. Ho ancora addosso l’odore del sangue, lo sento dappertutto, nel mio caffè, tra le lenzuola, nelle stanze silenziose e pulite che attraverso senza voltarmi mai, che chiudo sempre a chiave.
Ho gli occhi segnati da un pianto che non conoscevo, quello della morte, del dolore. I suoi segni ti s’imprimono sul viso, e non si cancellano mai.
Tony è ancora lì, lo vedo mentre scendo le scale volare al mio fianco, poi giù, a terra. Ha una gamba ripiegata in modo innaturale, la faccia contro il pavimento, e tutto rimane fermo su quel tratto sacro che conserva nel suo silenzio le urla, il tempo infinito di un battito che ha smesso i suoi rintocchi. Di un respiro spezzato con violenza. Lo avevo conosciuto a sedici anni.
(…)
Ero l’ultimo giro di carte, e sarei rimasta al tavolo fino alla fine, perché adesso ero davvero grande, e non danzavo più sul mio futuro. Erano i piedini delle mie bambine a lasciare impronte su quella spiaggia bianchissima, loro avrebbero danzato, mentre s’inseguivano giocando e accapigliandosi per casa, le avrei protette a costo della mia vita.
Tony mi chiamò. Succedeva spesso mentre dormivo, trasalivo al suono della sua voce e mi precipitavo da lui, per cercare di calmarlo, per evitare che le bambine si svegliassero. Quella notte, però, qualcosa m’inchiodò al letto, gli occhi sbarrati a fissare il buio senza quasi respirare, il cuore in gola, non riuscii ad alzarmi.
(…)
Raccontai della corda, del sangue.
Le mie mani sospese nel vuoto, a indicare il volo. Le mie mani strette, mentre scivolava.
Le mie mani al collo, mi graffiavano forte mentre raccontavo che c’erano troppi nodi, ed erano fitti, e non ero riuscita a farlo respirare. Piangevo senza neanche saperlo, fiumi di liquido caldo straripavano dai miei occhi, bagnandomi la maglietta, il viso, le labbra da sentirne tutto il sapore.
Il mio corpo sembrava svuotarsi a quel pianto incontrollato. Rientrai a casa. Sul pianerottolo c’era una chiazza lavata via, un pezzo di corda.
(…)
Quella stessa notte, con il cuore che mi scalpitava in petto, avevo nitida davanti a me la visione del futuro.

Promotori

medaglia del presidente della repubblica

sponsor tecnici