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Racconti dal carcere

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
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Ma non può piovere sempre
di Agnese Costagli

2° classificato
per la descrizione più suggestiva della vita in carcere

Distribuzione latte e caffè d’orzo
Consegna del pane
Distribuzione del pranzo
Aria
Terapia del pomeriggio
Consegna della posta
Distribuzione della cena
Terapia della notte, in cui caterve di sonniferi e psicofarmaci ci mettono tutte a nanna tranquille e beate.
Giorni tutti uguali e lentissimi, scanditi da sfortuna-solitudine-stupidità.
(…)
Per ammazzare il tempo (dovrò mettere l’avvocato anche per questo?), da quel gran genio che sono fumo e mangio, così oltre ai problemi già esistenti sto ingrassando in modo vergognoso, e non è una questione secondaria.
(…)
Ma come diavolo ci sono finita dentro a questo incubo a occhi aperti? Da quale punto preciso della mia vita ho iniziato a prendere questa discesa precipitosa?
La sfortuna. La sfortuna ha avuto un ruolo determinante, almeno all’inizio di questa storia, che comincia trentasette anni fa. (…)… ho accolto in casa un amico che si era innamorato di me: Gargamella. Napoletano fatto e finito, uscivamo sempre, andavamo a ballare, stavamo bene e ho finito con l’innamorarmi anch’io di lui. Ma non c’era verso che si cercasse un lavoro, trovava tutte le scuse per non farlo. È andata avanti così per un paio d’anni e il 29 ottobre 1999 è nata Bella, dolce come un sogno, un raggio di sole.
(…)
Mi sono ritrovata tossica in un battito di ciglia. Non era passato nemmeno un anno ed ero in carcere pure io. Da un momento all’altro ho perso i figli, affidati alla mia ex suocera, che mi odia e m’incolpa di tutto, anche del cancro e della fame nel mondo. “Dentro” ho avuto una carriera sfolgorante. Dal 2004 a ora non mi sono fatta mancare niente, il giro completo nel tunnel dell’orrore: carcerazioni, assistenti sociali, ricadute, il Sert…
(…)
Ho pensato di farla finita, ho valutato i pro, parecchi, e i contro, uno solo ma decisivo: non posso permettermi di lasciare questa valle di lacrime e lasciarci dentro la mia mamma, più sola e disperata di prima, con il mio cane, che adoro, e un’intera famiglia di gatti. Oscillo fra due prospettive:
Fare una strage e portare tutti con me. Impossibile;
Restare e vedere che succede. Praticabile.
(…)
Quella attuale è la carcerazione numero quattro, sono una frequentatrice assidua. E pensare che prima del 2004 ero un angioletto, mai presa neppure una multa.
(…)
Siamo chiuse in una cella quattro per tre e condividiamo tutto: sigarette shampoo sofferenze e sorrisi. Un sorriso luminoso e coinvolgente lo aveva Fantaghirò, la compagna di cella della mia carcerazione numero due, ed era anche intelligente e focosa, da buona siciliana; ed era, ed è, una persona più unica che rara con un caratterino impossibile e un cuore grande. Dopo la diffidenza iniziale, siamo praticamente entrate in simbiosi, in un’amicizia che va oltre il carcere, anche se le nostre strade si dividono, perché io faccio uso di droga, mentre lei la odia.
(…)
A volte mi chiedo: ho già subito la trasformazione completa? Sono diventata irreversibilmente refrattaria a un destino minimamente positivo? Sono una cosa inutile, con un passato così come l’ho descritto e un futuro da testa di cazzo? (Si può scrivere testa di cazzo?)

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