SIAMO NOI, SIAMO IN TANTI
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri Viale Mazzini, 14 - 00195 Roma / Tutti i diritti riservati

• I pensieri dell'anima
  di Alfonso Villella
• Tutta colpa di...
  di Gianluca Migliaccio
• Un destino segnato
  di Salvatore Francesco Pezzino
• Introduzione alla devianza di un cane
  di Salvatore Torre
• Il primo giorno
  di Salvatore Saitto
• Qualcosa di me
  di Lily
• Abbraccerai me!
  di Salvatore Ventura
• Quattrometriquadri
  di Michele Celano
• Terzo piano – passeggio!
  di Pavel Costel
• Borderline
  di Francesco Fusano
• Condanna a vita
  di Roberto Cannavò
• La pena di morte dell’ergastolo
  di Pasquale De Feo
• Il viaggio
  di Girolama Curmaci
• Povera gente, il dopo
  di Marco Conti
• Non-vita
  di Rosario Giugliano
• Io non sono un mostro
  di Julian Dosti
• Uno di noi
  di Massimo Fruttidoro
• Un ricordo indelebile
  di Giovanni Arcuri
• Temporale
  di Cosimo Rega
• Ricomincio da eboli
  di Giuseppe Pimpinella, Patrizio Casorio, Vincenzo Esposito, Luigi Gaglione

Il viaggio
di Girolama Curmaci

L’autovettura scivolava veloce sull’asfalto, avevamo scambiato poche parole durante tutto il viaggio e ora cominciavamo a riconoscere i luoghi della nostra terra, a sentire il profumo di zagara, inconfondibile, inimitabile.
Amavo la Germania, fin da piccola, quando ascoltavo i discorsi dei miei genitori, ma quel profumo, in Germania, non lo avevo mai odorato, era il profumo di casa e dopo migliaia di chilometri stavo per ritornare.
L’automobile era pesante, troppo pesante, eppure scivolava leggera. Se prima avevamo parlato poco, mio fratello e io adesso quasi trattenevamo il fiato, io perché sapevo, lui perché la moglie stava male.
Quando i cartelli indicavano che c’erano ancora pochi chilometri per Rosarno, stavamo quasi per rilassarci. Ecco l’uscita, imbocchiamo la curva che ci conduce alla strada provinciale, ed eccoli lì, nelle loro divise nere, a pochi passi da casa e con la paletta rossa alzata che ci invitava a fermarci. Mio fratello rallentò la corsa, si fermò, spense il motore e anche il mio cuore sembrò fermarsi, come se fossi morta, quando la storia della tua vita ti passa davanti agli occhi. ……………………………………………………………
Il brigadiere mi chiese di scendere dalla macchina e di fargli vedere i documenti. …………………………………………………………………………… A quel punto il mio viaggio era finito e un altro ben più duro e lento sarebbe iniziato.
Ora sono qui. E mi domando: “Dove sono?”.
…………………………………………………………………………… Mi ritorna in mente quell’uomo dai modi gentili e con l’offerta allettante. L’uomo sapeva che io periodicamente scendevo in Calabria e forse sapeva pure delle mie difficoltà economiche. Un viaggio, un solo viaggio e dopo basta, chiuso.
Invece mi ritrovo qui con un’umanità malata, sofferente, urlante. Sono quasi due anni che sono rinchiusa e ho visto passare numerose compagne, altre sono ancora con me.