SIAMO NOI, SIAMO IN TANTI
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
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Non-vita
di Rosario Giugliano

Mi chiamo Rosario Giugliano, originario della provincia di Napoli (Poggiomarino), detenuto dal 22 aprile 1991 in espiazione di un cumulo di pena a 30 anni.
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I miei genitori fecero di tutto per capire cosa volessi, poveretti, ma presi dal lavoro quotidiano non riuscirono a seguirmi come la situazione meritava. Infatti, iniziai a commettere piccoli furti insieme ai compagni.

……………………………………………………………… A un certo punto fui convocato da un grosso esponente della malavita locale, V.A., il quale mi disse che essendo io un ragazzo “valido” dovevo essere un suo compariello. Quell’incontro avrebbe segnato in negativo la mia esistenza.
Iniziai a commettere crimini per conto di questa persona, sino al 12/02/1978, giornata in cui fui arrestato di nuovo e nell’occasione fui anche ferito in più parti del corpo. ……………………………………………………………
A circa un mese dall’arresto, dopo che la richiesta del mio avvocato era stata accolta dal giudice istruttore, fui trasferito all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa, dove fui sottoposto a perizia psichiatrica, perché, sia per i miei genitori che per il mio avvocato, non era possibile che un ragazzino nemmeno diciassettenne avesse potuto commettere tutte quelle cose.
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Intanto ero stato trasferito al carcere minorile di Brindisi, dove compii diciotto anni e da lì trasferito nel famigerato carcere napoletano di Poggioreale.
In quel periodo storico, sul territorio campano si era già materializzato l’avvento della “Nuova camorra” di Raffaele Cutolo, e nel penitenziario partenopeo la faceva da padrone. Lì rincontrai V.A., il quale orbitava nel gruppo avverso a Cutolo, la “Nuova Famiglia”, nello specifico nel clan Alfieri-Galasso. Mi prese in cella con lui e già dai primi giorni mi resi conto che mi trovavo in un “vero” carcere e che avevo a che fare con un ambiente molto ostile dove vissi una delle esperienze più negative della mia vita, il sisma del 1980. ……………………………………………………………
I primi giorni di permesso sono stati sicuramente i momenti più belli della mia vita: mangiare alla stessa tavola, dormire sotto lo stesso tetto, passeggiare e chiacchierare insieme, cose banalissime, ma per me straordinarie. Purtroppo, al quinto giorno, tutto questo svanì, perché venne a farmi visita V.A., che nel frattempo era uscito dal carcere. Si presentò con altri due componenti dell’associazione e dopo i convenevoli mi fece capire che il Clan aveva bisogno del mio apporto. In pratica, mi si presentava il conto………………………………
……………………. tutto si aggravò e le mie scelte divennero irrimediabili.

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