SIAMO NOI, SIAMO IN TANTI
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
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Qualcosa di me
di Lily

Inizio a scrivere sebbene sia difficile per me, sono Lily, non voglio mettere il mio vero nome.
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A quattordici anni, il pomeriggio e la sera uscivo. Avevo un Ciao, un motorino di quelli vecchi. Dovevo sempre chiedere il permesso per uscire a mio padre e anche quando mi diceva di no, uscivo ugualmente. Andavo al bar, era un ritrovo di noi ragazzi, eravamo in tanti, c’era chi fumava le canne e quelli che non volevano farlo, io ero fra quelli che lo facevano. La sera andavo in discoteca di nascosto e prendevo le pasticche, poi il nostro gruppo si divise, noi eravamo i tossici e gli altri i ragazzi per bene..………………………….
La prima volta che ho usato l’eroina non mi dissero neanche che cos’era. Eravamo a casa del nostro boss, quando tirai quella polvere magica tutti i pensieri e le cose brutte che mi tenevo dentro erano sparite. Mi buttai sul suo letto e mi godetti quel momento, il dolore non esisteva più e questa polvere prese il posto di mia madre, di quell’affetto che non ho potuto avere, mi faceva sentire protetta..………………………
Mio padre è alcolizzato dall’età di tredici anni, è il primo di undici fratelli, a tredici anni è stato portato via per lavorare, è della Basilicata e mia madre è toscana, il padre di mio padre era alcolizzato anche lui. Mio padre non ha mai lavorato e se lo faceva, durava tre giorni. Mi chiese l’oro che mi avevano regalato per la Cresima e la Comunione dicendomi che poi me lo avrebbe reso, andava via per due o tre giorni al Casinò di Sanremo, ci andava con le altre donne, lo so, perché chiamavano a casa chiedendo di lui. Mia madre lavorava dodici, tredici ore al giorno, non poteva comprarci né giochi né vestiti, e abbiamo passato l’infanzia con i vestiti degli altri.
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Inizio a scrivere la mia infanzia piangendo e con i brividi, ancora mi fa molto male. Mio padre ha iniziato ad abusare di me all’età di sette anni, facendomi fare le cose più brutte e oscene, lo faceva ogni sabato, mandava fuori i miei fratelli più grandi e il più piccolo rimaneva nella nostra camera. Non potevo dirlo a mia madre, mi minacciava, se glielo dicevo, la uccideva, aveva la pistola..……
………………. dalla disperazione, dalla vergogna e dalla rabbia, ero in bagno e mi stavo tagliando le vene quando entrò mio fratello più piccolo. Vedendomi, piangeva e diceva: “Non farlo Lily”.
………………………… non riesco a perdonare mia madre, che non è riuscita a proteggermi, mai un abbraccio, mai un “ti voglio bene”. Inoltre non riesco a perdonare i miei fratelli, che in un anno e mezzo non sono mai venuti. All’ultimo colloquio con mia madre le ho detto che volevo andare giù a perdonare mio padre, perché mi avrebbe fatto sentire meglio. Lei ha detto che deve essere lui a chiedere perdono a me, e forse ha ragione, ma lui quando non beveva era buono, e me lo voglio ricordare così. È stato l’unico a farmi un regalo, mi fece una Barbie vestita da sposa e mi diceva sempre: “Quando ti sposi, ti farò un vestito bellissimo”.
L’eroina non è la maniera migliore per cancellare il dolore.

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