MALA VITA
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
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Io ti perdono
di Zapat

[…]

La mattina di capodanno mi svegliai in una casa e non sapevo dove mi trovavo. Mentre mi stavo mettendo le scarpe si avvicinò una ragazza con una vestaglia verde pistacchio e mi disse: «Tu sei un amico di mio fratello Genny?».
Io subito le risposi di sì e lei: «Genny sta ancora dormendo, ti va di mangiare qualcosa?».
«Sì, come ti chiami?».
Lei si tolse la vestaglia e sulla pancia aveva tatuato il suo nome: Malica. Subito pensai che le piacevo, ma pensai anche a Genny…
[…]

Mentre lo accompagnavo al Vomero, lui mi chiese per la seconda volta se volevo essere suo amico.
«Ma sei gay?» gli chiesi.
Iniziò a ridere: «Perché, ti sembro un gay?».
«Sì».
«Ti sbagli, mi piacciono solo le donne. Allora, vuoi essere il mio amico? Anzi, il mio migliore amico?».
[…]

…mi fece conoscere la sua famiglia. La sorella mi venne vicino con un bicchiere di spumante: «Facciamo un brindisi?».
«Perché no!?!».
Genny stava con una ragazza: «Dai, brindiamo tutti e quattro insieme».
Dopo ce ne andammo a divertirci io, lui e due amiche sue. Eravamo in macchina, diretti a un locale. Lì Genny tirò fuori una busta con dentro cocaina, la mise sullo specchio, fece quattro strisce e me la passò…
Dopo ci siamo messi a bere come matti, a ballare sui i tavoli e le ragazze che stavano con noi erano gelose delle altre che si avvicinavano. Una mi prese e mi baciò. Io non sapevo cosa fare e continuai a baciarla.
[…]

Dopo un po’ che ci conoscevamo Genny mi chiamò e chiese: «Ti va di lavorare con me in pizzeria? Mio zio ha già detto di sì».
[…]

…conobbi una ragazza. Si chiamava Ilaria. La portai prima al cinema e dopo a Mergellina, a mangiare un gelato…
Si vedeva che era una ragazza di casa, non sapeva neanche baciare. «Per me sei il primo ragazzo». Io le volevo insegnare, lei mi disse di sì e da quel momento m’innamorai di lei.
[…]

Finì che facemmo l’amore e lei uscì incinta
[…]

Dopo otto mesi e ventisette giorni Ilaria partorì e mi diede un bel principino. Lo presi in braccio e subito lo chiamai Zapat, il nome che mi piaceva da bambino…
Genny appena lo seppe corse all’ospedale e portò con sé un cuore celeste…
[…]

Un giorno venne a casa mia e mi disse: «Ho un colpo fra le mani».
… accettai, anche se misi subito in chiaro che sarebbe stata la prima e l’ultima volta.
Mentre stavamo facendo una rapina arrivò la polizia e ordinò a Genny di arrendersi. Io non volevo che lo arrestassero e iniziai a fare il far west e a sparare contro le macchine per scappare via. Salimmo su una motocicletta, io ero alla guida. Due macchine dei carabinieri ci tallonavano ma io riuscii a seminarli, poi feci scendere Genny, così i poliziotti inseguivano me soltanto. Dopo due giorni, però, lo arrestarono e sul giornale scrissero anche il mio nome...
Io non volevo credere a quello che leggevo.
[…]

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