ALL’INFERNO FA FREDDO
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri / Tutti i diritti riservati

Brani da racconto: Double face
di Unknown

La prima volta è esperienza, la seconda è vita.
E’ fondamentale cambiare carte per vincere due volte allo stesso gioco.
Bisogna avere un altro sguardo per amare ogni giorno la stessa persona.
E’ essenziale cambiare vita, per vivere a pieno la stessa.
(…)
Nel mio quartiere è appena mezzanotte. Sono in casa e, sdraiato nel letto della mia stanza, guardo la tv. E' ancora presto per certe cose, c'è uno strano silenzio in strada e di solito questo non promette nulla di buono. Si fa l’una e mi metto a dormire. Ora non passano ambulanze, passano pattuglie, qualche volta elicotteri, la “fiat panda” è una Bmw M3 che fugge, o più semplicemente è una di quelle tantissime macchine che arrivano ogni notte nel mio quartiere. Alle quattro e trenta non abbaia nessun cane dell’idraulico, è solo l’ennesimo drogato o alcolizzato, che dà sfogo alla sua rabbia.
(…)
Il centro commerciale è pura verità amplificata.
Il centro commerciale è un luogo di svago molto comune per i ragazzi. Qualcuno scappa di casa per trasferirsi lì. Non escludo che io sia uno di essi.
Proprio nel centro commerciale ho commesso il mio reato più grave. Sono passati tre anni, forse anche di più. Sul reato stesso, questo è quello che ho capito e quello che rivolgo, che ho già rivolto, alle vittime: a volte le menti esplodono, ovviamente non ragionano, basta un piccolo stimolo incosciente per dargli vita e, a quel punto, non conta più nulla, né chi è di fronte, né lo stesso corpo che le "comanda".
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Il CPA (Come Posso Arrivo) è il centro di prima accoglienza. Sono arrivato il 12 Marzo 2012, alle 6.30 del mattino, accompagnato dal “napoletano”, ero davvero curioso di vedere la mia nuova stanza. Ci hanno aperto subito, senza far caso all’orario. Entro, mi salutano tutti con un bello sguardo: ”Aaahh (sospiro)” mi sento già a mio agio. Mi fanno posare tutti gli oggetti, li chiudono a chiave in un armadietto.
(…)
Una volta, quando ero solo un piccolo uomo, abitavo nella casa all'ultimo piano di un palazzo. Un palazzo più alto di quanto un semplice occhio possa vedere, un palazzo lontano, lontano da qualsiasi cosa. Quando urlavo nessuno mi sentiva, quel palazzo non esisteva, solo in pochi fingevano di vederlo davvero. Gli abitanti erano sempre gli stessi e, sono sicuro, non cambieranno mai.
(…)

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