ALL’INFERNO FA FREDDO
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera
In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri / Tutti i diritti riservati
Brani da racconto: La mia strada
di Coccinella
Il mio nome è Lian. Avevo solo quattordici anni quando la mia vita cambiò in un attimo. Tutto cominciò quando, un giorno, vidi mio padre che stava bastonando mia madre. Si accorse di me, mi si buttò addosso e cominciò a picchiare anche me.
A un tratto vidi la porta a terra, entrarono due poliziotti e fermarono quel mostro. Io mi rialzai e corsi verso mia madre, la chiamavo, ma lei non rispondeva.
(...)
Dopo il funerale non andai più a scuola, non parlavo con nessuno, era come se ci fosse il vuoto intorno a me. Stavo a casa di mia nonna, che in quel momento era la cosa più importante della mia vita.
La mia zona non era un bel posto, era un quartiere, diciamo, malfamato. Di pomeriggio uscivo da solo e non davo confidenza a nessuno, fin quando si avvicinò Brian, un ragazzo di qualche anno più grande di me; era la prima volta che qualcuno mi notava.
(...)
In macchina, i ragazzi si misero a fumare una canna; Brian me la mise in bocca: «Fuma». Io volevo provare, e fumai. Attaccò a parlare Salvo, che era il più grande, e ci portò in un posto. Parlava di fare una rapina ed io, che già non stavo più capendo nulla, dissi: «Cosa? 'Na rapina?». E Brian: «Sì, 'na rapina; e sennò, ti pare come ce l'avevamo la macchina e i soldi?». Ero muto, non sapevo cosa dire. Fu Salvo a parlare nuovamente: «È perché non lo hai provato mai, ma poi ti viene di farle sempre».
(...)
Mi portarono nel carcere minorile. Uno shock. Mi sono trovato chiuso dentro senza sapere per quanto tempo sarei rimasto lì.
(…)