VOLETE SAPERE CHI SONO IO?
Racconti dal carcere

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
Rai Eri Viale Mazzini, 14 - 00195 Roma / Tutti i diritti riservati

Uno dei ragazzi di corso Trieste
di Michele Celano

3° classificato
per la migliore storia e per la più intensa riflessione interiore

(…)
Dalla scuola alla sezione del Msi fu un piccolo gioco, quasi di ruolo. Ma la militanza mi stava stretta, perché troppo legata a dinamiche conformi a quella bugia che sono i partiti.
(…)
Quindi feci mio il discorso più nazionalpopolare del movimento politico di Terza Posizione, che in quegli anni iniziava a prendere forma nelle scuole e nei quartieri, e mi appariva meno legato alle logiche di potere.
(…)
Ogni quartiere era un territorio da difendere. Ogni via, ogni cortile, ogni muretto era segnato dalle nostre scritte. Di solito erano slogan che inneggiavano alla lotta contro gli imperialismi americani e sionisti, correlati da una simbologia runica, usata in passato anche dalle SS. Ci eravamo messi in testa di appartenere a una razza superiore, che stava nel bene e nella ragione. Ogni piazza, ogni scuola doveva essere conquistata o difesa dalle intrusioni degli “altri”. Gli “altri” che chiamavamo zecche, pelosi, compagni. In realtà eravamo identici, ma abitavamo pianeti diversi.
(…)
La cantina era la base. Ci si ritrovava in quel posto perché lì tenevamo le nostre spade, le nostre daghe. In quel posto avevamo i nostri scudi, i nostri cimeli, i nostri elmi. Ma non era un gioco. Era una realtà. Molti dei componenti del cuib portavano in dote delle armi da fuoco…
(…)
Ricordo pomeriggi interi a leggere L’esperto balistico, un testo che girava tra chi voleva imparare a confezionare una bomba o a silenziare un’arma. Imparai come la peretta per il clistere, se applicata alla canna di una pistola semiautomatica di calibro medio (22 oppure 7,65), riesca a impedire, con la trattenuta del gas, il rumore. Può sostituire tranquillamente i silenziatori di fabbrica.
(…)
Il mio battesimo del fuoco fu davanti a un noto liceo classico del quartiere Italia. Noi ci vestivamo come loro, in maniera trasandata, e difficilmente prima di sentire l’urlo di guerra i rossi ci notavano. Sembravamo normali studenti con i maglioni larghi, i jeans scoloriti e le Clarks sabbia ai piedi. Nessuno del gruppo del Trieste indossava abiti come quelli dei ricchi pariolini o di quegli sfigati dei missini delle sezioni da cui ci differenziavamo per un ribellismo molto originale.
(…)
Gli “espropri” non erano monopolio dei gruppi extraparlamentari di sinistra o degli anarchici. La banca è il simbolo del potere e del dominio sul popolo, e per la mia mentalità dell’epoca aveva un significato anche piuttosto “cavalleresco”, poiché non davi fastidio ai più deboli, ma te la giocavi con i più forti, i più protetti, non solo dalle polizie ma dal sistema stesso. La carica di adrenalina e il senso di onnipotenza che si provava avrei avuto modo di sostituirli in seguito con altro a cui la militanza politica non faceva alcun riferimento.
(…)
Nel blitz che mise sotto processo l’intero movimento di Terza Posizione, non figurai. Non so se col senno del poi potrei dire di essere stato fortunato, perché anche in quel contesto mi ritrovai non solo spiazzato, ma senza più sapere chi ero e dove andavo.
(…)
L’eroina fu un’altra tappa e preparò le valigie di un viaggio che per un’infinità di anni non è potuto terminare in alcun porto.

Promotori

medaglia del presidente della repubblica

sponsor tecnici