SIAMO NOI, SIAMO IN TANTI
Racconti dal carcere
a cura di Antonella Bolelli Ferrera

In rosso sono segnalati i vincitori del premio letterario goliarda sapienza “racconti dal carcere”
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Ricomincio da eboli
di Giuseppe Pimpinella, Patrizio Casorio, Vincenzo Esposito, Luigi Gaglione

…………………………………….. Sono nato per strada tra rapine, furti e scippi, ma il mio forte erano i furti d’appartamento. ……………………………………………………...
La mia prima volta “dentro” è stata quando avevo 14 anni. ………………… Camminavo verso il cancello di casa, quando vidi spuntare due moto. Portavano tutti il casco integrale e subito capii che potevano essere loro (i poliziotti), così scappai. Riuscii ad arrivare al mio appartamento.…………………………………………………………… Dopo pochi minuti, sentii bussare violentemente alla porta. Era arrivato il mio momento e mi sentivo molto solo, anche se erano tutti lì: la mia famiglia disperata, i miei fratelli, mio padre, e mia madre incinta. Vidi nel suo volto la disperazione di chi non può far niente per aiutare il proprio figlio, il proprio bambino.
…………………. iniziai a scontare la mia pena nel carcere minorile di Nisida. Lì conobbi altri ragazzi come me, con i miei stessi problemi, molti con le mie stesse storie e le mie stesse idee; io li vedevo come figure da seguire, m’ispiravo a loro, e li imitavo..…………..
Una volta dentro, si diventa come una famiglia, con tanti fratelli, e anche io come loro raccontavo la mia storia: una delle mie ambizioni più forti era diventare un boss, ………….. La vita mi aveva insegnato solo questo, e una volta fuori, anche se si vuol cambiare, non si può……………………..
Giuseppe Pimpinella

……………….. provengo dai Quartieri Spagnoli di Napoli. La mia famiglia è composta da mia madre e noi 8 figli. Siamo una famiglia povera, io ho vissuto in collegio con altri miei tre fratelli. Compiuti i 18 anni, mi veniva data la possibilità di uscire il sabato; andavo a casa e ricordo che, quando andavo alla macelleria, mio zio mi regalava sempre dieci mila lire che io, appena tornavo a casa, regalavo a mia madre.
…………………………………… C’erano dei periodi che non avevamo nemmeno l’acqua calda, dato che, una volta rotto lo scaldabagno, non avevamo i soldi per aggiustarlo. ……………………………………
……………………………. la casa era piccolissima e noi dormivamo tutti nella stessa stanza. Ma nonostante tutto, anche se non avevamo niente, eravamo felici, perché eravamo insieme. A volte capitava che il cibo andavamo a prenderlo negli ospedali e ce lo portavamo a casa. Era bello essere seduti tutti allo stesso tavolo..………………………….
Pescara, poi Sulmona, Poggioreale, Secondigliano… e infine Eboli dove mi trovo adesso. Qui ho capito che esistono ancora persone di cuore.
Patrizio Casorio

Nel circuito dei numeri sono il 687243, ma nella vita mi chiamo Vincenzo Esposito. Sono nato il 30/08/1977 nel quartiere di Scampia……………………………………………
…………………… Ho iniziato a fumare spinelli per sentirmi importante e parte di un gruppo; le ragazze ne erano attratte, quasi a dire che se non fumavi non eri nessuno.
Dopo alcuni anni d’immersione totale nel mondo della delinquenza, ho iniziato a spacciarla nel mio quartiere. Mi sentivo importante, ………………………………………..
Una volta arrivato in carcere, ho trovato una realtà violenta, un malessere generale, un luogo dove si avverte il dolore e il rancore verso un qualcosa che non esiste più. ……………………. È proprio quando il mio declino sembrava inarrestabile che presi coscienza che la vita dovevo viverla e dovevo fare di tutto per riprendermi ciò che mi apparteneva…………………………………………………………………………………..
Concludo con una filosofia indigena che ho fatto mia: “Non c’è nulla di nobile nell’essere superiori agli altri, la vera nobiltà sta nell’essere superiore al te stesso precedente”.
Vincenzo Esposito

………………………………… la mia vita non è stata un granché.
All’età di 8 anni frequentavo la seconda elementare, ero un ragazzino che pensava solo a fare casino. Dopo la scuola andavo a casa di un mio amico; il padre aveva un carrettino e vendeva noccioline, lupini, ecc. Quando stavamo lì, ci faceva bere sempre un bicchiere di birra. Con il passare del tempo, conobbi un altro ragazzo, che solo pensare al suo nome mi fa riaffiorare brutti ricordi. Avevamo 9 anni, io lo consideravo un mio amico, ed è proprio per questo che andai a casa sua senza problemi e accettai di scendere giù nello scantinato insieme ad altri 3 amichetti per vedere dei giocattoli………………………….. Quando riuscii a uscire da quella maledetta cantina, corsi a casa. …………………. Mia madre se ne accorse che c’era qualcosa che non andava, …………………. Avevo paura di dire la verità e di non essere creduto. ………………………………………………………. Quando tornai a scuola, i ragazzi del branco mi vennero incontro per dirmi che avevano solo scherzato. Mi chiesero se avevo riferito tutto ai miei genitori e io dissi di aver mantenuto il segreto…………………… l’incubo iniziò di nuovo………………………….
Tutta questa storia durò fin quando abitavo a Pompei e non finii la quarta elementare. Per fortuna mia madre trovò una casa a Torre del Greco…………………………Non studiavo. …………………………continuavo a bere birra (sempre per non pensare alle situazioni passate). Non riuscivo a smettere, anzi iniziai a fumarmi anche le canne. ………………….
Una sera conobbi un ragazzo che mi disse: “Questa sera faremo molti soldi!”. Io ne avevo bisogno per comprarmi la droga, quindi lo seguii. Mi ubriacai e iniziai a fare le rapine. ……………………Se sono ancora vivo, devo ringraziare solo il Signore. ………………..
Luigi Gaglione

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